gleno vajont 2013

handbike tour nel 90° del disastro del gleno e nel 50° del disastro del vajont

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martedì 23 luglio 2013

10. Streaming arrivo al Vajont

L'arrivo alla Diga del Vajont è previsto per martedì 30 luglio ore 18:00.
Sarà trasmessa in diretta streaming dall'ass. PIR centro3T.
Per dettagli si rimanda QUI.
Pubblicato da mirco bressanelli alle 19:56
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Disastro del Gleno 1923

La diga del Gleno venne realizzata nel periodo intercorso fra il 1916 e il 1923 e doveva servire a contenere i sei milioni di metri cubi d'acqua raccolti nel lago artificiale alimentato dai torrenti Povo, Nembo ed affluenti minori. Una diga ad archi multipli, realizzata a 1500 metri d'altitudine la cui enorme massa d'acqua contenuta avrebbe dovuto generare energia elettrica, con indubbio beneficio per l'economia scalvina, nelle centrali di Bueggio e di Valbona. Erano le 7:15 di sabato 1 dicembre 1923 quando il pilone centrale della costruzione cedette e le acque si riversarono, in meno di 15 minuti, sulla vallata sottostante fuoriuscendo da una bocca larga una sessantina di metri. Il primo borgo ad essere colpito fu Bueggio e qui la massa d'acqua spazzò via chiesa e campanile, distrusse il cimitero del paese e due abitazioni. L'enorme massa d'acqua, preceduta da un terrificante spostamento d'aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il Ponte Formello e il santuario della madonnina di Colere. Raggiunse l'abitato di Dezzo. 500 anime circa formavano la comunità di Dezzo e di esse ben 209 perirono. Anche la strada provinciale venne distrutta, isolando in tal modo l'intera Valle, il flusso d'acqua invase la centrale elettrica di Dezzo, provocando un corto circuito, che privò i valligiani anche dell'energia elettrica e causò lo scoppio dei forni della fabbrica di ghisa posta al termine del medesimo paese. Prima di raggiungere l'abitato di Angolo l'enorme massa d'acqua formò una sorta di lago e a tutt'oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell'acqua nella gola della via Mala. L'abitato di Angolo rimase praticamente intatto mentre a Mazzunno vennero spazzate via la centrale della Società Elettrica Bresciana e il cimitero. La fiumana discese poi velocemente, dopo aver formato nei pressi di Angolo una sorta di diga artificiale, verso l'abitato di Gorzone e, seguendo il corso del torrente Dezzo, proseguì verso Boario e Corna di Darfo mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della Diga la fiumana d'acqua raggiunse il Lago d'Iseo e, a testimonianza dell'immane potenza distruttrice che la caratterizzò, nei pressi di Lovere vennero raccolte 48 salme.

Disastro del Vajont 1963

Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno. La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò un'immane ondata, che seminò ovunque morte e desolazione. La stima più attendibile è, a tutt'oggi, di 1910 vittime. Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. Fu aperta un'inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. Ora Longarone ed i paesi colpiti sono stati ricostruiti. La zona in cui si è verificato l'evento catastrofico continua a parlare alla coscienza di quanti la visitano attraverso la lezione, quanto mai attuale, che da esso si può apprendere.

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